Immerso nel suo calore, tra lingue di fuoco, in un costante fruscio appena percepibile, interrotto solo dal cupo scoppiare di tizzoni ardenti che si liberano e svaniscono appena incontrano l’aria, è quel ceppo di legno che piano si consuma. Cambia forma, diviene lentamente nient’altro che cenere, destinato ad essere spazzato via, privo d’ anima, inutile. Ma se di legno più duro è fatto, anche se non dà più fiamme, non smette di bruciare dentro. Non si fa vedere ma porta dentro quel calore e quel fuoco che nella sua agonia lo tiene in vita.